lunedì 12 luglio 2010

Il rock secondo Wazza Kanazza

Wazza e Keith Emerson

Il mondo della musica dal vivo non è fatto solo dai musicisti e dal loro entourage, ma esistono figure storiche che raggiungono, per esperienza e dedizione, gli artisti on stage.
Il romanaccio
Aldo Pancotti, conosciuto da tutti come Wazza Kanazza, è un’istituzione.
La sua specialità sono i Jethro Tull e il BANCO, ma lui sa tutto di tutti … i gruppi.
Ha vissuto da vicino momenti storici che purtroppo non torneranno più, ma ancora adesso, spesso accompagnato dalla moglie Gemma (che ho indegnamente sostituito al merchandising ufficiale il 14 maggio a Genova, primo concerto italiano dei Tull nel 2010)riesce a essere presente nei momenti topici, avendo anche il privilegio di conoscere da vicino miti un tempo irraggiungibili.
E’ anche un archivio vivente e vorrei sottolineare che in occasione del quarantennale dei Jethro Tull, ha consegnato personalmente a Ian Anderson, a domicilio, 160 DVD riguardanti Ian e soci, parte del materiale sconosciuto allo stesso Anderson.
La sua testimonianza che propongo a seguire è bellissima, per chi come me ha vissuto quegli anni.
Ma la cosa sorprendente è che esiste traccia filmata ( che propongo) di quel giorno in cui Wazza si trovava a Berna … a quei tempi non era così naturale fare riprese video!


Siamo nel 1978, e per motivi di ordine pubblico, in Italia non vengono più gruppi stranieri in tour.

Leggo su Ciao 2001, il Melody Maker dei poveri, un annuncio: -Medianova spettacoli organizza pullman + biglietto per il concerto dei Jethro Tull al Festhalle di Berna-
Era come andare sulla luna, ma la grande voglia prende il sopravvento. Decido di partire, prenoto i biglietti, coinvolgo la mia “complice” di sempre, Gemma, all’epoca 19 anni!
-E mo che menvento?-, non erano certo tempi per una ragazza di dire- senti pà, vado in Svizzera a vedere i Tull e torno-!
Quando mai, qui bisogna lavorare d’astuzia!
A Roma si dice- fatti furbo che stupido già ce sei ...- convinco i suoceri di un fantomatico pullman organizzato dalla ditta dove lavoro, per vedere una mostra di nuove tecnologie su macchine utensili, a Milano, si viaggia di notte, si vede la mostra, si torna di notte.
Abboccano … via verso il treno Roma-Milano, pernottamento in albergo, la mattina partenza da piazza castello direzione Berna … fortuna che non esistevano i cellulari, quindi non potevano rintracciarci!
Due pullman partono pieni di ogni varietà di Jethro fan, soprattutto del nord italia: si parla di Jethro, di musica in generale, ognuno racconta aneddoti su Anderson … grande clima!
Nel pomeriggio arriviamo al Festhalle, e già ci sono molte persone che bivaccano, capelloni, calzoni a zampa di elefante e fumo “a tocchi, come la cioccolata”. Tutti si rilassano sul prato, e io che non trovo pace mi dirigo dietro il palco, dove trovo la Maison Rouge, una roulotte rossa che serve da studio mobile: scopriremo più tardi che stanno registrando un live.
All’improvviso esce Ian vestito come la copertina di “Bursting Out”, e sbircia dentro una Ford nera.
Lo chiamo, ci guardiamo negli occhi , tipo Clint Eastwood/Gian Maria Volontè in “Per un pugno di dollari”, mentre cerco di tirare fuori la mia cinepresa super 8, ma lui si dilegua nel teatro.
Mi riprendo, chiamo gli altri:” A regà, cè stà Iananderson!
Scatto felino di Tinelli e soci, ma Anderson non uscirà, e ci dobbiamo “accontentare” di Barre e Barlow, molto disponibili: autografi e qualche minuto di ripresa.
Si aprono le porte del Festhalle, nei primi posti tutti italiani. A vedere il palco ci si gasa, e quando un tecnico posiziona il flauto parte un boato.
La presentazione di Claud Nobs è da brivido, con tanto di “Benvenuto Italia”.
Si spengono le luci, parte “No Lullaby”, “Sweet Dream”… ci guardiamo in faccia come per dire.. “cavolo, sò migliorati!” Per me quella era la formazione migliore: doppia tastieraEvan/Palmer, Glascock al basso, Anderson, Barre, Barlowe… c’era molto affiatamento, si respirava quel british umor che oggi è sparito.
Barlow che imita Ian al flauto, Anderson che lancia la bombetta a Evan che attacca “Wind up”, Martin on marimba, il cannone che spara coriandoli, due bis, due ore e mezzo di concerto tirato, tutti in piedi, cori da stadio, i piedi che battono in terra come tamburi.
Si accendono le luci, fine, ci abbracciamo, è valsa la pena fare tutti quei chilometri!
Si riparte, pieni di adrenalina( e non solo). Non si riesce a dormire e si parla sino all’alba del concerto.
Sei e trenta, arriviamo a Milano e saluto gli amici del “Magical Mistery Tull”.
Devo essere a Roma alle nove del mattino … bisognerebbe saper volare!
Troviamo un volo a Linate. Gemma è stremata, io non mi lavo da due giorni.. capellone, barbone, jeans che camminano da soli, poster sotto braccio… cosa succederebbe al giorno d’oggi?
Come da piano alle nove siamo a casa e per completare la messinscena mi ero portato dietro dei depliant di macchine utensili … che bastardo! (ma a distanza di anni glielo abbiamo confessato … siamo stati sportivi).
Il giorno dopo al lavoro:” Ardo, commè annato er concerto?”, e io ancora in coma:” mò posso pure morì”.


Wazza a Berna nel 1978



Wazza a Genova, 14 maggio 2010