martedì 6 luglio 2010

Mytho-"In the abstract"


In attesa di dare un mio giudizio su "In the abstract", pubblico gli elementi oggettivi forniti da Synpres 44.

Mytho nascono nell'estate del 2007 da un'idea dei chitarristi Enzo Ferlazzo e Antonio Machera. I due decidono di utilizzare le chitarre synth come tratto distintivo della band. Al gruppo si uniscono anche Fabrizio Machera (batteria) e Marco Machera (basso/voce). I membri dei Mytho hanno avuto modo di collaborare nel corso degli anni con artisti del calibro di Paul Gilbert (Mr Big), Adrian Belew (Frank Zappa, King Crimson, David Bowie), Kiko Loureiro (Angra), Paul Dianno (Iron Maiden), Jerry Marotta (Peter Gabriel), oltre ad aver partecipato a tour in Europa e USA.

Il lavoro in studio porta i suoi frutti con la composizione di varie canzoni e l'incisione, nel Gennaio 2008, del primo EP della band. L'EP viene recensito con entusiasmo nelle maggiori riviste e fanzine online, attirando l'attenzione dell'etichetta francese Musea Records (Camel, Steve Hackett, Rick Wakeman). L'attività compositiva della band prosegue intensamente, affiancata ad alcune esibizioni live in versione acustica ed elettrica.
Nel Luglio 2009 la band si chiude in studio per registrare il primo full lenght album che vede anche la collaborazione di John Payne, cantante dei GPS e degli ASIA, che canta e scrive il testo del brano New Gemini’s Rising. Il disco In The Abstract esce il 10 Giugno 2010 per l'etichetta BTF e viene presentato sul palco della I Edizione di ExProg, festival progressive veneto che vede la partecipazione di Marillion, Clive Bunker, Orme e altri gruppi. I Mytho hanno anche partecipato al fortunato tributo ai Marillion Recital For A Season’s End (Mellow Records) con un rifacimento di Go! (da Marillion.com).

Formazione:

Enzo Ferlazzoguitar synth and backing vocals
Antonio Machera: guitar synth and backing vocals
Marco Machera: bass and lead vocals
Fabrizio Machera: drums
Info:
www.mythoband.com
www.myspace.com/mythoband



INTERVISTA



Mytho: perché questo nome?
(Antonio Machera) Cercavamo un nome semplice, diretto e dal significato immediato, lo abbiamo lasciato nella sua grammatica greca, in realtà sarebbe mythos, ma senza esse suona decisamente meglio, è più coinvolgente.
(Marco Machera) Il vantaggio più grande è non dover mai spiegare come si pronuncia!

Quali sono le vostre influenze musicali?
(A)Tutto il rock progressivo dei '70 inglese ed italiano per arrivare al rock a tinte progressive (che è più o meno quello che facciamo noi) degli '80 come Asia e Marillion, passando per i Toto e i Rush.
(M). Ognuno di noi ha le influenze più disparate, le quali si riversano naturalmente nella musica che componiamo. Ad esempio, il groove basso/batteria di New Gemini's Rising è l'adattamento "mythiano" di un ritmo jungle che avevo in testa da mesi.

Siete un gruppo giovane, in 3 anni siete riusciti a coinvolgere delle vere e proprie celebrità come Paul Gilbert (Mr Big), Adrian Belew (Frank Zappa, King Crimson, David Bowie), Kiko Loureiro (Angra), Paul Dianno (Iron Maiden), Jerry Marotta (Peter Gabriel): qual è il vostro segreto?

(A). Viviamo la musica da fans, da appassionati, proviamo sempre una forte emozione, qualora capiti, ad aver a che fare con musicisti di tale calibro che hanno tutto da insegnarci. Certo questi personaggi devono comunque sentire della sostanza in ciò che proponiamo, non credo che accetterebbero una collaborazione se gli proponessimo una canzone mediocre, o se suonassimo scordati! Lo facciamo per migliorarci e perché come dicevo prima riusciamo ancora ad ascoltare e vivere la musica dal suo lato più vero, molti gruppi una volta che iniziano a fare dischi sembra perdano interesse dall'essere ascoltatori e "fruitori" di musica, che la vivano solo dal loro interno. A noi non capita.

(M). Tra l'altro, spesso e volentieri questi nomi altisonanti si sono rivelati degli esseri umani speciali, persone squisite oltre che artisti con la A maiuscola.

Come è nato In The Abstract ?

(A). Dopo aver registrato il nostro primo mini cd Mytho di 3 canzoni uscito nel 2008, abbiamo continuato a comporre senza sosta, avevamo una forte spinta creativa e questo ci ha incoraggiato a continuare. Abbiamo scritto canzoni durante tutto l'anno scorso e In the Abstract è nato così, in modo molto fluido e come naturale evoluzione delle nostre prime 3 canzoni del mini. Non ci sono stati periodi nei quali ci siamo arenati chiedendoci "e adesso cosa ci mettiamo?", anzi ti posso dire che alcune canzoni sono rimaste fuori dall'album, ma solamente perché non volevamo fare un disco troppo prolisso. Le useremo senza dubbio successivamente.

Le chitarre synth sono il vostro tratto distintivo, quando è perché avete scelto questo strumento?
(A). Uno dei motivi è sicuramente di tipo pratico, nel senso che al tempo in cui noi quattro facevamo parte di altre formazioni abbiamo sempre avuto grossi problemi di line-up, con conseguenti perdite di tempo assolutamente disastrose ma anche stancanti dal punto di vista emotivo. Noi quattro eravamo il nocciolo della formazione, sempre d'accordo pressoché su tutto, senza problemi ed astii personali e tantomeno assurde gelosie interne. Così decidemmo di formare i Mytho e di rimanere in quattro vista la completa armonia e condivisione di intenti, provando con appunto i guitar synth (non volendo infatti rinunciare ai suoni di tastiera) a sviluppare un sound sufficientemente personale ,visto che non sono così diffuse si poteva provare a tirar fuori qualcosa di buono.
Non nego comunque che la primissima idea di suonare i guitar synth ci venne ispirandoci ai GTR, ovviamente con le dovute proporzioni, con un sound incentrato sulle chitarre, ed è quello che abbiamo provato a fare con, appunto, guitar synth, elettriche, acustiche a sei e dodici corde, chitarre classiche e così via.

Come nasce un brano dei Mytho?
(A). Soprattutto in sala prove: componiamo prima la musica, si parte da una idea singola che poi si sviluppa, da lì decidiamo l'ossatura del brano e lo suoniamo dall'inizio alla fine. Il testo viene per ultimo, anzi spesso partiamo solamente dal titolo, quello ci basta per immaginare l'atmosfera e il "mood" della canzone, personalmente tengo molto a questo aspetto, successivamente procediamo con l'arrangiamento a "strati" (che abbiamo attinto dai Genesis), per far sì che il brano nella sua completezza abbia quello spessore necessario per un ascolto vivo e partecipe.

Nella realizzazione del vostro disco avete coinvolto il grande John Payne, come è nata questa collaborazione?
(A). E' stata una gran bella soddisfazione, tutti noi siamo amanti degli Asia, anche dell'ormai conclusa era Payne, e ci chiedevamo se era possibile avere un ospite di un certo calibro sul nostro album di debutto. Abbiamo pensato subito ad un cantante, ma un cantante che avesse la voce, il timbro fortemente riconoscibile, abbiamo pensato subito a lui ed abbiamo provato a contattarlo, ha accettato subito e questo ci ha dato una gran fiducia, gli abbiamo proposto di cantare su New Gemini's Rising, e lui dopo averla ascoltata e averci fatto i complimenti per la canzone il giorno dopo l'ha rimandata completa. Ha fatto un gran lavoro, la cosa bella è che non si è trattato di una collaborazione asettica, infatti è coautore del brano, avendo scritto lui stesso la melodia vocale.

Perché la scelta di usare la lingua inglese?
(A). Per una semplice questione di gusti, siamo cresciuti con le band anglosassoni e per noi è stato naturale iniziare a scrivere in inglese, lo abbiamo sempre fatto ed è innegabile una maggiore esportabilità. Inoltre abbiamo la fortuna di avere Marco alla voce che parla inglese senza accento italiano, quindi si evita all'estero quella sensazione di "italiano che canta in inglese", in quel caso avremmo preferito scrivere testi in italiano.

Avete partecipato al fortunato disco di tributo ai Marillion Recital For A Season’s End della Mellow Records, con il rifacimento di Go!: che tipo di esperienza è stata?
(A). Molto bella e molto interessante, Go! è una di quelle perle nascoste negli album dei Marillion ed è una canzone che si avvicina molto al nostro modo di scrivere quindi è stato un onore poterla riproporre. Inoltre grazie al tributo ho potuto ascoltare tante nuove versioni di canzoni che sono nel nostro bagaglio culturale. E di questo ringrazio la Mellow Records che ci ha permesso di partecipare.

Il rock progressivo per alcuni è un genere da dinosauri, per voi cos'è?
(A)Chi lo definisce così guarda alla musica come se ci fosse la data di scadenza scritta sulla copertina del disco… La musica la si ascolta per avere emozioni e sensazioni che non si possono datare. Se poi uno vuole paragonare Close to the Edge al nuovo dischetto preconfezionato dell'ultimo ragazzino uscito da Amici faccia pure, per me è un'assurdità. Le mode vanno via, i capolavori immortali restano. Allora nel cinema che dovremmo fare, non vedere più Stanlio e Ollio o Alberto Sordi o Nino Manfredi perché sono di "tanti anni fa"?
(M). Anche i Beatles appartengono al passato, ma hanno dato vita a musica immortale. Nessuno considera il loro "un genere da dinosauri". Non capisco la discriminazione verso il rock progressivo. Troppo spesso si parla senza alcuna cognizione di causa. I più giovani, soprattutto, sono prevenuti a riguardo. Si giudica tutto con il parametro "cool", "figo" o non "figo". Personalmente, mi tengo aggiornato su ciò che accade nella musica oggigiorno, anche per curiosità personale, ma il più delle volte è un patetico susseguirsi di cliché, di prodotti preconfezionati tutti uguali, che puntano esclusivamente all’immagine e al potenziale commerciale. Allora, meglio fare un bel tuffo nel passato. E che mi diano pure del dinosauro!

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